La comunicazione ha cambiato per sempre il volto del motorsport, riscrivendo le regole di uno spettacolo che oggi vive ben oltre le piste. Non più solo cronaca, ma storytelling.
Immagina per un attimo il motorsport di vent’anni fa. Un rombo assordante che scorre via troppo veloce, la cronaca che segue fredda e tecnica, e tu seduto davanti alla tv, spettatore passivo, distante da quei piloti veloci quanto inarrivabili. Tutto questo appartiene al passato. Oggi, sedersi davanti a una gara di Formula 1 o di MotoGP non significa più soltanto guardare una competizione sportiva, ma entrare a far parte di una storia. E non è solo merito della velocità in pista o dei sorpassi mozzafiato, ma di una nuova protagonista che ha riscritto completamente le regole del gioco: la comunicazione.
Liberty Media e la rivoluzione della Formula 1
A cambiare le carte in tavola, nel 2017, ci ha pensato Liberty Media, società americana specializzata nell’entertainment, che acquistando la Formula 1 ha portato il circus delle monoposto nel futuro. Una rivoluzione che ha abbandonato il linguaggio freddo e distante della cronaca sportiva per abbracciare il calore umano dello storytelling. Perché l’automobilismo non è fatto solo di classifiche e tecnicismi: è fatto di uomini e donne, storie ed emozioni, rivalità e amicizie.
È su questa consapevolezza che è nato Drive to Survive, il documentario seriale targato Netflix, che ha scoperchiato il cofano della Formula 1 per raccontarne i segreti dietro le quinte, trasformando piloti e team in personaggi autentici, con sogni e fragilità. Un prodotto capace di fare breccia soprattutto negli Stati Uniti – mercato da sempre sfuggente per il circus – portando nel 2023 un’audience raddoppiata rispetto al periodo precedente. Tutto questo semplicemente raccontando ciò che accade lontano dal tracciato: il dramma, la pressione, le rivalità umane prima ancora che sportive.
La MotoGP: un nuovo capitolo
Un successo così potente che non poteva restare confinato alle quattro ruote. Nel 2024 Liberty Media ha acquisito anche il circus della MotoGP, annunciando una nuova era comunicativa anche per il mondo delle due ruote. Un passo coraggioso, quasi sfacciato, che promette di trasformare anche la MotoGP in un racconto capace di emozionare tanto il tifoso esperto quanto il curioso occasionale, portando in pista un linguaggio che parla non solo alla mente, ma al cuore degli spettatori.
L’importanza dello storytelling per brand e sponsor
Quello che Liberty Media ha saputo fare non è altro che dare una nuova forma narrativa al motorsport. Non una semplice cronaca, ma storytelling puro. Perché la storia, l’emozione, l’attesa, la tensione, sono sempre state lì, tra curve e rettilinei, ma fino ad oggi non le sapevamo raccontare. È questa la grande rivoluzione della comunicazione nel motorsport: avvicinare la vita reale alla velocità astratta delle corse, mostrare l’anima dietro il casco, far emergere le storie dietro ai risultati, rendendo gli atleti delle vere e proprie icone culturali, oltre che sportive.
Non sorprende quindi che lo storytelling sia diventato il centro gravitazionale delle strategie di marketing delle squadre, sempre più attente a costruire campagne che non puntano solo a mostrare il logo degli sponsor, ma a raccontare perché quel pilota, quella moto, quella monoposto rappresentano qualcosa di unico e irripetibile. Francesco Fraccaro, responsabile marketing Yamaha MotoGP, lo ha spiegato chiaramente: «Lo storytelling ci ha permesso di far emergere l’essenza del nostro brand, dando ai tifosi una ragione più profonda per seguirci e sostenerci».
Il mercato piloti come grande occasione mediatica
C’è poi un altro aspetto cruciale che testimonia questa trasformazione radicale nella comunicazione sportiva: il modo in cui vengono gestiti i trasferimenti dei piloti. Non si tratta più solo di semplici operazioni di mercato, ma diventano veri e propri eventi mediatici che generano attesa, discussione, engagement. Le squadre e i brand hanno imparato a cogliere questi cambiamenti come occasioni irripetibili per amplificare la loro visibilità, creando storie che accompagnano i fan attraverso i retroscena, le motivazioni, le aspettative dei protagonisti in pista.
Il rischio (e la necessità) di rimanere autentici
Certo, questa rivoluzione comunicativa non è esente da rischi. La narrazione deve essere autentica e credibile, o il pubblico rischia di percepirla come artificiosa. Ecco perché è necessario un equilibrio, una delicatezza nel costruire storie che, pur essendo coinvolgenti e appassionanti, rimangano genuine e rispettose della realtà.
Il motorsport oggi è cambiato profondamente. Non è più solo uno sport: è un racconto collettivo, uno spettacolo coinvolgente, una serie avvincente a cui abbonarsi, episodio dopo episodio, gara dopo gara.
La pista resta la stessa, ma il modo in cui la viviamo è stato riscritto per sempre. Ed è questa l’eredità più forte che Liberty Media lascia al futuro del motorsport: l’aver dimostrato che raccontare una storia non è solo questione di marketing, ma è la chiave per entrare nella memoria collettiva, per accendere passioni, alimentare rivalità, far sognare.
Perché le storie restano, anche quando i motori si spengono.